Signori Cardinali,
Aamati Fratelli nell’Episcopato,
Cari Fratelli e Sorelle!
- Sono lieto di accogliervi e di salutarvi in occasione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ringrazio il Cardinale Presidente Alfonso López Trujillo per le amabili parole con le quali ha voluto introdurre questo incontro, che riveste una grande importanza. Infatti il tema delle vostre riflessioni – “La pastorale dei divorziati e risposati” – è oggi al centro delle attenzioni e preoccupazioni della Chiesa e dei Pastori in cura d’anime, i quali non cessano di prodigare le loro attenzioni pastorali nei confronti di quanti soffrono per situazioni di difficoltà nella loro famiglia.
La Chiesa non può restare indifferente davanti a questo problema doloroso, nel quale sono implicati tanti suoi figli. Già nell’Esortazione Apostolica Familiaris consortio riconoscevo che, trattandosi di una piaga che intacca sempre più largamente anche gli ambienti cattolici, “il problema deve essere affrontato con premura indilazionabile” (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 84). La Chiesa, Madre e Maestra, cerca il bene e la felicità dei focolari domestici e quando questi per qualunque motivo vengono disgregati, ne soffre e cerca di porvi rimedio accompagnando pastoralmente queste persone, in piena fedeltà agli insegnamenti di Cristo.
- Il Sinodo dei Vescovi del 1980 sulla famiglia ha preso in considerazione questa penosa situazione e ha indicato le linee pastorali opportune per tali circostanze. Nella Esortazione Apostolica Familiaris consortio, prendendo in considerazione le riflessioni dei Padri Sinodali, scrivevo: “La Chiesa, istituita per condurre a salvezza tutti gli uomini e soprattutto i battezzati, non può abbandonare a se stessi coloro che – già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale – hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà senza stancarsi di mettere a loro disposizione i suoi mezzi di salvezza” (Familiaris consortio, n. 84).
È in questo ambito chiaramente pastorale, come ben avete chiarito nella presentazione dei lavori di questa Assemblea Plenaria, che si inquadrano le riflessioni del vostro incontro, volte ad aiutare le famiglie a scoprire la grandezza della loro vocazione battesimale ed a vivere le opere di pietà, carità e penitenza. L’aiuto pastorale presuppone però che sia riconosciuta la dottrina della Chiesa chiaramente espressa nel Catechismo: “Non è in potere della Chiesa pronunciarsi contro questa disposizione della sapienza divina” (Cathechismo della Chiesa Cattolica, n. 1640)
Sappiano tuttavia, questi uomini e queste donne, che la Chiesa li ama, non è lontana da loro e soffre della loro situazione. I divorziati risposati sono e rimangono suoi membri, perché hanno ricevuto il battesimo e conservano la fede cristiana. Certo, una nuova unione dopo il divorzio costituisce un disordine morale, che contrasta con precise esigenze derivanti dalla fede, ma questo non deve precludere l’impegno della preghiera né la testimonianza operosa della carità.
- Come ebbi a scrivere nella Esortazione Apostolica Familiaris consortio, i divorziati risposati non possono essere ammessi alla comunione eucaristica “dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa che è significata ed attuata dall’Eucaristia” (Familiaris consortio, n. 84). E questo, in virtù della stessa autorità del Signore, Pastore dei Pastori, che cerca sempre le sue pecore. Ciò vale anche per la Penitenza, il cui duplice e unitario significato di conversione e di riconciliazione risulta contraddetto dalla condizione di vita di divorziati risposati che tali permangono.
Tuttavia, non mancano vie pastorali opportune per venire incontro a queste persone. La Chiesa vede le loro sofferenze e le gravi difficoltà in cui si muovono, e nella sua carità materna si preoccupa di loro non meno che dei figli del loro precedente matrimonio: privati del diritto nativo alla presenza di ambedue i genitori, sono essi le prime vittime di simili vicende dolorose.
Occorre innanzitutto porre in essere con urgenza una pastorale di preparazione e di tempestivo sostegno alle coppie nel momento della crisi. È in questione l’annuncio del dono e del comandamento di Cristo sul matrimonio.
I Pastori, specialmente i parroci, devono, con cuore aperto, accompagnare e sostenere questi uomini e donne facendo loro comprendere che, quand’anche avessero infranto il vincolo matrimoniale, non devono disperare della grazia di Dio, che veglia sul loro cammino. La Chiesa non cessa di “invitare i suoi figli, i quali si trovano in quelle situazioni dolorose, ad avvicinarsi alla misericordia divina per altre vie… finché non abbiano raggiunto le disposizioni richieste” (Giovanni Paolo II, Reconciliatio et Paenitentia, 34). I Pastori “sono chiamati a far sentire la carità di Cristo e la materna vicinanza della Chiesa, accogliendoli con amore, esortandoli a confidare nella misericordia di Dio, e suggerendo loro con prudenza e rispetto concreti cammini di conversione e di partecipazione alla vita della comunità ecclesiale” (Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede circa la recezione della comunione eucaristica da parte dei fedeli divorziati risposati, 14 settembre 1994, n. 2). Il Signore, mosso dalla misericordia, va incontro a tutti i bisognosi, allo stesso tempo con l’esigenza della verità e con l’olio della carità.
- Come non seguire dunque con preoccupazione la situazione di tanti che, specialmente nelle nazioni economicamente sviluppate, a causa della separazione vivono una condizione di abbandono, specialmente quando si tratta di persone a cui non può essere imputato il fallimento del matrimonio?
Quando la coppia in situazione irregolare torna alla pratica cristiana è necessario accoglierla con carità e benevolenza, aiutandola a chiarire lo stato concreto della sua condizione, attraverso un lavoro pastorale illuminato ed illuminante. Questa pastorale di accoglienza fraterna ed evangelica, per coloro che avevano perduto il contatto con la Chiesa, è di grande importanza: è il primo passo necessario per inserirli in una pratica cristiana. Occorre avvicinarli all’ascolto della parola di Dio e alla preghiera, inserirli nelle opere di carità che la Comunità cristiana realizza nei riguardi dei poveri e dei bisognosi e stimolare lo spirito di pentimento con opere di penitenza che preparino i loro cuori ad accogliere la grazia di Dio.
Un capitolo molto importante è quello riguardante la formazione umana e cristiana dei figli della nuova unione. Farli partecipi di tutto il contenuto della sapienza del Vangelo, secondo l’insegnamento della Chiesa, è un’opera che prepara meravigliosamente i cuori dei genitori a ricevere la forza e la chiarezza necessarie per superare le difficoltà reali che sono sulla loro strada e per riavere la piena trasparenza del mistero di Cristo che il matrimonio cristiano significa e realizza. Un compito speciale, difficile ma necessario, riguarda anche gli altri membri che fanno pure parte, in misura più o meno stretta, della famiglia.Essi, con una vicinanza che non può essere confusa con la condiscendenza, vengano in aiuto dei loro cari e, in particolare modo, dei figli, che per la giovane età risentono maggiormente i contraccolpi delle vicende dei genitori.
Cari Fratelli e Sorelle, la raccomandazione che sgorga oggi dal mio cuore è quella di aver fiducia nei riguardi di tutti coloro che vivono in situazioni così drammatiche e dolorose. Non si deve cessare di “sperare contro ogni speranza” (Rm 4, 18) che anche quelli che si trovano in una situazione non conforme alla volontà del Signore possano ottenere da Dio la salvezza, se sapranno perseverare nella preghiera, nella penitenza e nell’amore vero.
- Infine, vi ringrazio per la vostra collaborazione alla preparazione del secondo Incontro Mondiale delle famiglie, che si svolgerà a Rio de Janeiro, nei giorni 4 e 5 del prossimo mese di ottobre. Alle famiglie del mondo rivolgo il mio invito paterno a preparare, nella preghiera e nella riflessione, questo Incontro. Per i focolari che non potranno recarsi a tale appuntamento, so che è stato preparato uno strumento utile per tutti: si tratta di catechesi che serviranno ad illuminare i gruppi parrocchiali, le associazioni, i movimenti familiari, favorendo una degna interiorizzazione dei grandi temi concernenti la famiglia.
Vi assicuro il ricordo nella mia preghiera, affinché i vostri lavori contribuiscano a restituire al sacramento del matrimonio tutta quella carica di gioia e di perenne freschezza che gli ha conferito il Signore, elevandolo alla dignità di sacramento.
Nell’augurarvi di essere testimoni generosi ed attenti della sollecitudine della Chiesa per le famiglie, di cuore vi imparto la mia Benedizione, che estendo volentieri a tutte le persone che vi sono care.