UDIENZA GENERALE – 19 gennaio 1982
- I testi dei Profeti hanno grande importanza per comprendere il matrimonio come alleanza di persone (ad immagine dell’alleanza di Jahvè con Israele) e, in particolare, per comprendere l’alleanza sacramentale dell’uomo e della donna nella dimensione del segno. Il «linguaggio del corpo» entra – come già in precedenza è stato considerato – nella struttura integrale del segno sacramentale, il cui precipuo soggetto è l’uomo, maschio e femmina. Le parole del consenso coniugale costituiscono questo segno, perché in esse trova espressione il significato sponsale del corpo nella sua mascolinità e femminilità. Un tale significato viene espresso soprattutto dalle parole: «Io… prendo te… come mia sposa… mio sposo». Per di più con queste parole è confermata l’essenziale «verità» del linguaggio del corpo e viene anche (almeno indirettamente) esclusa l’essenziale «non verità», la falsità del linguaggio del corpo. Il corpo, infatti, dice la verità attraverso l’amore, la fedeltà, l’onestà coniugali, così come la non verità, ossia la falsità, viene espressa attraverso tutto ciò che è negazione dell’amore, della fedeltà, dell’onestà coniugali.
Si può quindi dire che, nel momento di proferire le parole del consenso coniugale, gli sposi novelli si pongono sulla linea dello stesso «profetismo del corpo», i cui portavoce furono gli antichi Profeti. Il «linguaggio del corpo», espresso per bocca dei ministri del matrimonio come sacramento della Chiesa, istituisce lo stesso segno visibile dell’alleanza e della grazia, che – risalendo con la sua origine al mistero della creazione – si alimenta continuamente con la forza della «redenzione del corpo», offerta da Cristo alla Chiesa. 2. Secondo i testi profetici il corpo umano parla un «linguaggio… di cui esso non è l’autore. L’autore ne è l’uomo che, come maschio e femmina, sposo e sposa, rilegge correttamente il significato di questo «linguaggio». Rilegge dunque quel significato sponsale del corpo come integralmente inscritto nella struttura della mascolinità o femminilità del soggetto personale. Una corretta rilettura «nella verità» è condizione indispensabile per proclamare tale verità, ossia per istituire il segno visibile del matrimonio come sacramento. Gli sposi proclamano appunto questo «linguaggio del corpo», riletto nella verità, quale contenuto e principio della loro nuova vita in Cristo e nella Chiesa. Sulla base del «profetismo del corpo», i ministri del sacramento del matrimonio compiono un atto di carattere profetico. Confermano in tal modo la loro partecipazione alla missione profetica della Chiesa, ricevuta da Cristo. «Profeta» è colui che esprime con parole umane la verità proveniente da Dio, colui che proferisce tale verità in sostituzione di Dio, nel suo nome e, in certo senso, con la sua autorità. 3. Tutto ciò si riferisce agli sposi novelli, i quali, come ministri del sacramento del matrimonio, istituiscono con le parole del consenso coniugale il segno visibile, proclamando il «linguaggio del corpo», riletto nella verità, come contenuto e principio della loro nuova vita in Cristo e nella Chiesa. Questa proclamazione «profetica» ha un carattere complesso. Il consenso coniugale è insieme annunzio e causa del fatto che, d’ora in poi, entrambi saranno dinanzi alla Chiesa e alla società marito e moglie. (Un tale annunzio intendiamo come «indicazione» nel senso ordinario del termine). Tuttavia, il consenso coniugale ha soprattutto il carattere di una reciproca professione degli sposi novelli, fatta dinanzi a Dio. Basta soffermarsi con attenzione sul testo, per convincersi che quella proclamazione profetica del linguaggio del corpo, riletto nella verità, è immediatamente e direttamente rivolta dall’«io» al «tu»: dall’uomo alla donna e da lei a lui. Posto centrale nel consenso coniugale hanno proprio le parole che indicano il soggetto personale, i pronomi «io» e «te». Il «linguaggio del corpo», riletto nella verità del suo significato sponsale, costituisce mediante le parole degli sposi novelli l’unione-comunione delle persone. Se il consenso coniugale ha carattere profetico, se è la proclamazione della verità proveniente da Dio, e in certo senso l’enunciazione di questa verità nel nome di Dio, ciò si attua soprattutto nella dimensione della comunione interpersonale, e soltanto indirettamente «dinanzi» agli altri e «per» gli altri. 4. Sullo sfondo delle parole pronunciale dai ministri del sacramento del matrimonio, sta il perenne «linguaggio del corpo», a cui Dio «diede inizio» creando l’uomo quale maschio e femmina: linguaggio, che è stato rinnovato da Cristo. Questo perenne «linguaggio del corpo» porta in sé tutta la ricchezza e la profondità del Mistero: prima della creazione, poi della redenzione. Gli sposi, attuando il segno visibile del sacramento mediante le parole del loro consenso coniugale, esprimono in esso «il linguaggio del corpo», con tutta la profondità del mistero della creazione e della redenzione (la liturgia del sacramento del matrimonio ne offre un ricco contesto). Rileggendo in tal modo «il linguaggio del corpo», gli sposi non solo racchiudono nelle parole del consenso coniugale la soggettiva pienezza della professione, indispensabile ad attuare il segno proprio di questo sacramento, ma giungono anche, in un certo senso, alle sorgenti stesse, da cui quel segno attinge ogni volta la sua eloquenza profetica e la sua forza sacramentale. Non è lecito dimenticare che «il linguaggio del corpo», prima di essere pronunciato dalle labbra degli sposi, ministri del matrimonio quale sacramento della Chiesa, è stato pronunciato dalla parola del Dio vivo, iniziando dal Libro della Genesi, attraverso i Profeti dell’antica alleanza, fino all’Autore della Lettera agli Efesini. 5. Adoperiamo qui a più riprese l’espressione «linguaggio del corpo», riportandoci ai testi profetici. In questi testi, come abbiamo già detto, il corpo umano parla un «linguaggio», di cui esso non è l’autore nel senso proprio del termine. L’autore è l’uomo – maschio e femmina – che rilegge il vero senso di quel «linguaggio», riportando alla luce il significato sponsale del corpo come integralmente iscritto nella struttura stessa della mascolinità e femminilità del soggetto personale. Tale rilettura «nella verità» del linguaggio del corpo già di per sé conferisce un carattere profetico alle parole del consenso coniugale, per mezzo delle quali l’uomo e la donna attuano il segno visibile del matrimonio come sacramento della Chiesa. Queste parole contengono tuttavia qualcosa di più che una semplice rilettura nella verità di quel linguaggio, di cui parla la femminilità e la mascolinità degli sposi novelli nel loro rapporto reciproco: «Io prendo te come mia sposa – come mio sposo». Nelle parole del consenso coniugale sono racchiusi: il proposito, la decisione e la scelta. Entrambi gli sposi decidono di agire in conformità col linguaggio del corpo, riletto nella verità. Se l’uomo, maschio e femmina, è l’autore di quel linguaggio, lo è soprattutto in quanto vuole conferire, ed effettivamente conferisce al suo comportamento e alle sue azioni il significato conforme all’eloquenza riletta della verità della mascolinità e della femminilità nel reciproco rapporto coniugale. 6. In questo ambito l’uomo è artefice delle azioni che hanno di per sé significati definiti. E’ dunque artefice delle azioni e insieme autore dei loro significato. La somma di quei significati costituisce, in certo senso, l’insieme del «linguaggio del corpo», con cui gli sposi decidono di parlare tra loro come ministri del sacramento del matrimonio. Il segno che essi attuano con le parole del consenso coniugale non è puro segno immediato e passeggero, ma un segno prospettico che riproduce un effetto duraturo, cioè il vincolo coniugale, unico e indissolubile («tutti i giorni della mia vita», cioè fino alla morte). In questa prospettiva essi debbono riempire quel segno del molteplice contenuto offerto dalla comunione coniugale e familiare delle persone, e anche di quel contenuto che, originato «dal linguaggio del corpo», viene continuamente riletto nella verità. In tal modo la «verità» essenziale del segno rimarrà organicamente legata all’ethos della condotta coniugale. In questa verità del segno e, in seguito, nell’ethos della condotta coniugale, s’inserisce prospetticamente il significato procreativo del corpo, cioè la paternità e la maternità, di cui abbiamo trattato in precedenza. Alla domanda: «Siete disposti ad accogliere responsabilmente con amore i figli che Dio vorrà donarvi ed educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?», l’uomo e la donna rispondono: «Sì».
E per ora rimandiamo ad altri incontri approfondimenti ulteriori del tema.